L’anca è la più grande articolazione del nostro corpo ed è composta da due parti: una sfera e una cavità. Quest’ultima comprende l’acetabolo che fa parte del bacino. La sfera, è l’estremità superiore dell’osso della coscia, il femore. Le superfici ossee della cavità e della sfera sono avvolte da cartilagine articolare, un tessuto liscio che permette loro di compiere i movimenti.
Un tessuto sottile che prende il nome di membrana sinoviale circonda l’articolazione dell’anca, dove in un’anca che non presenta problemi produce una piccola quantità di liquido che lubrifica la cartilagine e rimuove tutto l’attrito durante i movimenti. Ma cosa avviene in presenza dell’artrosi all’anca? Scopriamolo insieme ai suggerimenti del Dott. Michele Massaro, chirurgo ortopedico specializzato in protesi anca e ginocchio.
Cosa avviene quando c’è l’artrosi all’anca?
Secondo quanto spiegato dal Dott. Michele Massaro, chirurgo ortopedico specializzato in protesi dell’anca e del ginocchio, in presenza di artrosi dell’anca all’interno di questa articolazione si manifesta un’usura della cartilagine che riveste la cavità acetabolare e l’estremità del femore. Questo assottigliamento non fa altro che esporre il tessuto osseo sottostante e provocare osteofiti. Nei casi più severi, si possono anche verificare delle gravi deformità.
Il progredire della coxartrosi, ovvero dell’artrosi dell’anca, può portare a un aumento della disabilità con irrigidimento doloroso, sempre più accentuato dell’articolazione e l’atrofia della coscia. L’artrosi all’anca può anche provocare un accorciamento dell’arto inferiore che man mano assumerà un comportamento vizioso.
Come si manifesta la coxartrosi?
Il Dott. Michele Massaro ci spiega, in quanto esperto di questa patologia, che la comparsa della coxartrosi tende ad aumentare con il progredire dell’età, con una maggiore incidenza nel sesso femminile superati i 50 anni. L’artrosi ha un ingente impatto socio-economico, tanto che la sua incidenza sembra essere in aumento per via dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento dei fattori di rischio come l’obesità.
La coxartrosi sembra svilupparsi maggiormente in coloro che soffrono di obesità oppure in seguito a lesioni da sforzi ripetuti che possono portare a un aumento dei carichi. Allo stesso modo, un difetto di architettura può portare una pressione distribuita non equamente sulla cartilagine e provocare l’artrosi precoce dell’anca.
L’artrosi dell’anca è anche una possibile conseguenza di varie lesioni anatomiche che possono interessare i tessuti articolari. Queste lesioni si espandono dalla superficie fino in profondità della cartilagine, andando a sovraccaricare l’osso sub condrale. La cartilagine lesionata si ammorbidisce con la morte cellulare.
Possibili cause dell’artrosi all’anca
L’artrosi dell’anca può essere la causa più comune di dolore e impossibilità di movimento nei pazienti che hanno superato i 55 anni di età. Possiamo avere due tipologie di artrosi dell’anca:
- la coxartrosi primaria: si intende un tipo di artrosi dell’anca che non ha una causa ben definita. Solitamente, come ci spiega il Dott. Michele Massaro, si può verificare negli over 60 e rappresenta circa il 40% dei casi di artrosi, risultato di una predisposizione genetica. Si può sviluppare solo da un lato e corrisponde a una debolezza probabilmente della cartilagine. Questa percentuale sembra diminuire con la scoperta di cause un tempo sconosciute;
- la coxartrosi secondaria: si manifesta spesso prima dei 45 anni di età e si può associare ad anomalie morfologiche dell’anca che possono provocare un’usura più veloce della cartilagine. Questa tipologia di artrosi rappresenta circa il 60% di tutti i casi di coxartrosi, è più grave e progredisce più velocemente rispetto la coxartrosi primaria.
Essendo più frequenti le forme secondarie di artrosi dell’anca, diventa sempre più fondamentale ricevere una diagnosi precoce dei difetti morfologici che interessano l’anca, in modo da consentire anche degli interventi che se effettuati preventivamente potranno ritardare l’evoluzione dell’artrosi. I difetti morfologici possono essere classificati in:
- difetti del versante acetabolare: quando non è presente la copertura della testa femorale. In questo caso si parla di “displasia dell’anca”;
- difetti del versante femorale: con deformità acquisite come fratture oppure congenite, come la “coxa valga” o la “coxa vara”.
Diagnosi e trattamento della coxartrosi
Il Dottor Michele Massaro ci spiega come l’esame radiografico e clinico possano essere utili per mettere in relazione il dolore con la coxartrosi. Per avere una corretta diagnosi, il medico andrà alla ricerca di eventuali lussazioni congenite dell’anca in età infantile, di malattie reumatiche, possibili traumi sportivi ed episodi familiari che riguardano diabete, obesità e osteoartrosi.
La coxartrosi può essere trattata in vari modi, compreso l’intervento chirurgico che consente di impiantare una protesi dell’anca mini invasiva. Il trattamento non farmacologico, invece, consiste:
- nell’aumento della consapevolezza nel paziente nei confronti della malattia, della sua evoluzione nel tempo e delle possibili strategie terapeutiche da potere adottare;
- nell’indicare esercizi fisici da effettuare con regolarità, per mantenere il tono, la resistenza, l’elasticità muscolare;
- nell’utilizzare una oppure due stampelle, nei casi più gravi;
- nel ridurre il proprio peso in presenza di obesità.
Trattamenti farmacologici
Per quanto riguarda, invece, i trattamenti farmacologici, il paracetamolo è il farmaco che solitamente viene per primo somministrato ai pazienti che soffrono di coxartrosi. Le applicazioni locali di FANS, nella zona dell’articolazione dell’anca non sembrano essere consigliate dagli specialisti.
L’uso dei FANS per via orale oppure iniettiva è consigliato ai pazienti che possono trarre beneficio dall’utilizzo del paracetamolo. Gli analgesici oppiacei con o senza paracetamolo possono essere utili come possibile alternativa in coloro in cui i FANS risultano essere inefficaci o poco tollerati. Oltre questi farmaci, gli specialisti possono consigliare l’utilizzare:
- i condroprotettori: i quali possono avere un leggero effetto antinfiammatorio ma possono essere utili per coadiuvare l’efficacia dei FANS;
- le iniezioni intrarticolari di acido ialuronico: possono svolgere un ruolo analgesico. L’efficacia aumenta se diminuisce il grado di artrosi dell’anca;
- le infiltrazioni di corticosteroidi locali: uniti a un eventuale anestetico, nei casi di coxalgia acuta se accompagnata da versamento.
Chirurgia della coxartrosi
Il Dott. Michele Massaro consiglia ai propri pazienti l’intervento chirurgico di protesi mini invasiva nei casi in cui l’artrosi dovesse peggiorare, provocando disabilità con una significativa limitazione del movimento, della capacità di vita e relazione, nonostante il trattamento medico doloroso. Spesso anche i ragazzi con coxartrosi incipiente e displasia possono necessitare di un intervento di protesi dell’anca.
La protesi totale mini invasiva dell’anca spesso cambia le abitudini di coloro che sono affetti da problematiche dell’anca. Nella maggior parte dei casi, i risultati sembrano essere ottimi con la possibilità di condurre una vita quotidiana apparentemente normale e in alcuni casi anche di fare sport. Le complicazioni possono presentarsi, anche se in casi rari.