La nave oneraria è una tipica imbarcazione dell’età classica, e naturalmente anche i romani le costruivano. Era il nome generico con cui si indicava una nave da carico, ma come veniva costruita? Quali sono le navi onerarie più note?

Come si costruiva

La tecnica per costruire questo tipo di nave, era piuttosto diffusa nell’antichità, e si continuò a costruirle fino alla fine dell’epoca imperiale romana, ovvero per 3500 anni. Questa tecnica veniva chiamata “scafo a guscio portante”, e per realizzarla bisognava mettere in posa la chiglia ed inserirvi la ruota di poppa o di prua, procedendo per la costruzione del guscio esterno, seguendo la curvatura giusta. Per farlo, si univano file di tavole, in modo da sovrapporre il lato inferiore allo spigolo superiore della tavola che si trovava dal sotto, iniziando dalla prima fila nel fondo della scafo.

Per la chiglia e il fasciame si usavano il legno di cedro, di cipresso o di pino, posizionandole in modo che la nave avesse una maggiore resistenza, e venivano rivestite con del tessuto di lana, impermeabilizzate con resina di conifere o a cera, che venivano a loro volte ricoperte di lamine fatte di piombo.

Essa era una nave ad uno o più alberi (di solito due e raramente tre), una vela quadrata e in alcuni casi dotata di remi per essere manovrata nei porti. La sua lunghezza era di massimo sessanta metri, per una larghezza di quindici e un’altezza di quattordici. Poteva portare un carico di 2000 tonnellate, ma quelle più piccole erano le più usato, e potevano trasportare solo cinquecento o seicento tonnellate.

Le navi onerarie più note

Sono diverse le navi di questo genere ritrovate in mare, e tra quelle realizzate dai romani alcune sono note. Una di queste è la nave di Marusa, risalente al III secolo a.C. Essa è stata ritrovata nell’agosto del 1999, a 150 metri dalla costa di Trapani. Furono dei sub a segnalarla e per il suo recupero ci vollero diversi anni. Questa nave da carica era lunga circa ventisette metri e larga nove, realizzata in legno di frassino. Nel 2015 venne portata Marsala e dal 2019 è esposta al pubblico.

E’ stata ritrovata negli anni Venti del Novecento, invece, la nave romana di Albenga, anch’essa per caso, da un pescatore, da un miglio dalla costa di Savona, a quaranta metri di profondità. Solo negli anni Cinquanta, tuttavia, si ricominciò a recuperare il relitto. Lunga circa cinquanta metri, sembra che trasportasse circa 10,000 anfore, che dovevano contenere per lo più vino, ma sono stati ritrovate, sul fondo di alcune, delle noccioline. Oltre ad esse, sono stati ritrovati anche vasi, ciò che resteva di due elmi, una ruota di manovra, un corno di ariete, contenitori in ceramica di vario genere (come olpi e urnette). Si pressupone che questa nave risalga al I secolo a.C. Online è possibile trovare foto dei relitti o di oggetti della nave, scattate dai sub nel 2014.

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