È scattato l’arresto per 6 agenti della polizia penitenziaria dei carceri Lorusso e Cutugno di Torino. L’accusa nei confronti dei sei è di maltrattamenti sui detenuti. Dopo anni di indagini infatti si è giunti ad un dunque e per i 6 agenti è scattato l’arresto. Al momento si trovano agli arresti domiciliari. Le indagini proseguono per fare ulteriore chiarezza su questa vicenda e per scovare eventuali altre persone coinvolte.

L’arresto della polizia penitenziaria a Torino

Era stata aperta un’indagine per presunti maltrattamenti a danno di alcuni detenuti dei carceri Lorusso è Cutugno in quel di Torino, riguardo a dei fatti avvenuti tra il 2017 e il 2018.  Gli indagati fanno parte della polizia penitenziaria. Le indagini hanno portato a ritenerli responsabili dei danni fisici e psichici provocati ad alcuni detenuti all’interno delle strutture.

Oltre a questi 6 agenti le indagini proseguono anche nei confronti di altre persone ancora a piede libero. Ci sarebbero altre persone coinvolte che avrebbero avuto anch’esse una parte in questa terribile vicenda. È importante in questo momento cercare di raccogliere più dati possibile e tutte le testimonianze dei detenuti. Testimonianze difficili sono state in parte tenute nascoste per evitare rappresaglie.

L’accusa nei confronti dei 6 agenti in questo momento si riferisce all’articolo 613 bis del Codice Penale. Per loro può scattare un arresto che va dai 4 ai 10 anni proprio per diversi reati commessi nei confronti dei detenuti.

I reati nei confronti dei detenuti

Dalle indagini è emerso che molteplici sono stati in maltrattamenti nei confronti delle persone che si trovano in carcere.  I maltrattamenti, infatti, sono stati sia di tipo fisico che psicologico. Alle persone veniva anche intimato di non parlare e non dire nulla a nessuno, altrimenti ci sarebbero state altre rappresaglie. Ai detenuti era stato anche impedito di rivolgersi all’ infermeria dicendo che cosa era successo e di non proferire parola con nessuno.

Dalle indagini è emerso che gli agenti avrebbero anche obbligato alcuni detenuti a scrivere delle lettere alla propria famiglia in cui ripetevano di essere colpevoli e in cui si autoinsultavano.

Questi fatti gravissimi metterebbero in luce non solamente delle persone che purtroppo si trovano a vestire la divisa infangandola, ma anche della scarsa organizzazione e controllo all’interno delle strutture.  Ad essere controllati e vigilati, infatti non devono solamente essere i detenuti all’interno della struttura, ma anche coloro che vigilano e quindi gli agenti in primis.

Purtroppo casi come questo richiamano immediatamente alla mente il caso Stefano Cucchi e molti altri casi di questo tipo in cui, per colpa di chi commette un reato di questo tipo, viene screditata l’arma in toto.  Si cerca ora di capire come siano esattamente andati i fatti e quali siano le altre persone coinvolte. Cercando di fare la massima luce su questa triste vicenda.

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