Oggi è il giorno X in cui il premier Mario Draghi firmerà il primo Dpcm dall’insediamento del nuovo esecutivo. Dalle notizie trapelate sembra che il nuovo premier non adotterà le stesse modalità di informazione di Giuseppe Conte, ma non si hanno ancora certezze. Manca ancora un ultimo confronto fra governo e regioni e un punto importante ancora da sciogliere riguardo le nuove disposizioni che entreranno in vigore dal 6 marzo, riguarda la scuola. Lo scontro di ieri con il Comitato tecnico scientifico, sembra essere arrivato ad un dunque.

Arriva il primo Dpcm Draghi

Questo punto è senza dubbio il più problematico per tutti poiché all’interno dell’esecutivo si sono create non poche tensioni con il Comitato tecnico scientifico. La nuova e preoccupante crescita della curva dei contagi preoccupa non poco gli esperti, che quindi vorrebbero seguire una linea dura.

Se per alcuni fronti la linea dura non è stata criticata più di tanto, per quanto riguarda la scuola la situazione è molto diversa. La scuola è ritenuta una delle problematiche maggiori per la diffusione del contagio e può portare alla creazione di veri e propri cluster, per questo si vorrebbe nuovamente ricorrere alla Didattica a distanza. Una misura che l’esecutivo riteneva eccessivamente restrittiva, a maggior ragione in quelle regioni dichiarate gialle.

Scontro sulla scuola

Tuttavia i dati epidemiologici non incoraggianti e la continua crescita dei casi ha infine indotto coloro che erano contro le disposizioni del Cts ad accettare un compromesso. Per le regioni gialle e arancioni che presentassero oltre 250 casi di Covid ogni 100 abitanti per una settimana di fila, le scuole dovranno essere chiuse e gli studenti rimandati alla propria abitazione. Una misura intermedia per evitare contagi maggiori.

Chiaramente nelle regioni rosse la didattica in presenza è già sospesa e sostituita con quella a distanza. Non è tuttavia necessario che tutta la regione prenda provvedimenti restrittivi in caso di superamento dei casi limite di contagio. È infatti possibile e anche consigliata la chiusura anche solo di alcune città o province, al fine di arginare l’epidemia.

Tutte le altre misure si conosceranno una volta che il testo del Dpcm sarà definitivo, ma le linee guida principali sono già tracciate e non dovrebbe cambiare nulla in modo eccessivamente repentino. Inoltre il decreto entrerà in vigore il 6 marzo, proprio per dare alle regioni il tempo di adeguarsi alle nuove misure.

Questo è un punto di discontinuità con il governo Conte su cui Draghi punta molto perché spesso le regioni si sono lamentate di non essere state interpellate per le misure restrittive e soprattutto di aver saputo troppo in ritardo i provvedimenti. In questo modo dovrebbe esserci il tempo necessario per intervenire nel modo migliore possibile senza far perdere tempo e denaro ulteriore.

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