Che il sud Italia e in particolar modo la Campania siano territorio sismico è un dato di fatto. I terremoti di differente intensità che spesso si palesano sono un chiaro segnale di questa attività sottostante, nel caso della Campania dovuta al Vesuvio. Il Vesuvio è un vulcano quiescente e non  spento e per questo motivo la sua attività, in un modo o nell’altro, è incessante. Il Vesuvio non è però di certo l’unica zona di interesse vulcanico in Campania. Una zona di particolare fascino ma anche particolare attenzione che deriva dall’attività vulcanica sono di certo i Campi Flegrei.

Essi sono generati dal supervulcano che, fino ad oggi, non aveva mostrato particolari segnali preoccupanti. Tuttavia, secondo uno studio condotto e pubblicato su Science Advances, metterebbe in allarme il mondo scientifico e non solo. Secondo i dati emersi dallo studio delle rocce vulcani dei campi flegrei, infatti, si potrebbe pensare ad un possibile ritorno in attività del supervulcano.

Questo studio non è stato in grado di stabilire se il supervulcano limiterà la sua attività  a qualche sporadico episodio di eruzione limitata o se invece tornerà ad eruttare. Tuttavia, il fatto che il ciclo vulcanico stia tornando in attività è qualcosa di assodato che deve essere costantemente monitorato con attenzione.

L’ultima piccola eruzione è avvenuta 500 anni fa, ma non aveva portato grandi danni e aveva raggiunto appena il km di distanza dalla fuoriuscita. Sicuramente una possibile eruzione, grande o piccola che sia, è comunque spaventosa ma, se prevenuta, in qualche modo gestibile.

I dati emersi dallo studio dei Campi Flegrei

Le analisi sono state condotte da un team composto da più figure competenti su campioni di rocce magmatiche. Le rocce provengono dalle 23 eruzioni che hanno segnato la vita del supervulcano avvenute però in un arco di tempo di 60.000 anni.

L’analisi che più di tutte ha portato alla luce il possibile ritorno in attività del ciclo vulcanico è quella effettuata sulle rocce dell’ultima eruzione. L’ultima eruzione risale al 1538 ed è stata piuttosto importante perché ha portato alla formazione di un piccolo rilievo di scorie magmatiche e tufo che ha poi preso il nome di Monte Nuovo.

Le rocce di origine magmatica però si spingono molto indietro nel tempo e quindi permettono uno studio più approfondito della storia del vulcano e una possibile evoluzione. Alcune di esse riguardano le eruzioni avvenute circa 40.000 e 15.000 anni fa e che ebbero un impatto decisamente catastrofico. Queste eruzioni furono responsabili del seppellimento di ben due terzi dell’attuale regione Campania e in seguito della distesa di tufo giallo che si trova ancora oggi su tutta l’area.

Queste due importanti eruzioni diedero origine alla caldera molto complessa che è ancora oggi visibile e costituisce la parte principale dei Campi Flegrei. Dallo studio è emerso l’importante dato secondo cui queste eruzioni ed evoluzioni mostrerebbero una ciclicità. Se così fosse, sarebbe possibile prevenire una possibile evoluzione dell’attività magmatica. Per ora sono solo supposizioni ma di certo validate da prove decisamente importanti.

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