E’ notizia di questi giorni l’indagine che sta portando alla luce la gestione finanziaria e fiscale del paese di Castelvetrano, un piccolo comune in provincia di Catania dove la fiscalità e lo Stato non sono quasi praticamente mai arrivati.

Il paese posto sotto la protezione del capo mafia Matteo Messina Denaro, non paga le tasse da anni e quasi in maniera totale poiché più del 60% della popolazione non ha mai versato i contributi dovuti.

Ad aprire questo vero e proprio vaso di Pandora sono stati i commissari incaricati e inviati sul posto dopo lo scioglimento del comune per mafia, fatto che ha coperto anche questa sorta di piccolo paradiso fiscale che negli anni ha creato a vera e propria “voragine” fiscale di circa 42 milioni di euro.

La sensazione è che lo Stato voglia riscuotere qualcosa di cui si è sempre interessato ben poco, dal momento che la gestione è sempre stata nelle mani della malavita e, di conseguenza, rimasta nascosta e intoccabile per anni e anni.

I commissari si trovano davanti ad una vera e propria gatta da pelare di non facile risoluzione poiché un paese così piccolo di appena 30 mila abitanti che ha vissuto quasi totalmente nell’illegalità, magari spesso anche inconsapevolmente, da sempre non sarà facile da gestire e da riportare perlomeno su binari che potrebbero prima o poi portarli ad una soluzione.

Non è per nulla semplice cambiare un tipo di sistema di gestione che per anni ha perdurato e si è fortemente radicato nel tessuto sociale, senza considerare il fatto che lo stato ha la possibilità di controllare quali siano le entrate fiscali e di conseguenza i problemi ma negli anni non ha fatto nulla per poter porre un freno a questa situazione.

La scusa di venire a conoscenza di questi fatti solo dopo lo scioglimento del comune non regge e, seppur ora lo Stato si stia muovendo correttamente per riprendere le redini della situazione, forse avrebbe dovuto farlo prima.

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