Sono stati chiesti quattro anni e mezzo di carcere per Giuseppe Bonafede, il panettiere di Marsala accusato di estorsione ai danni dei dipendenti. Il panettiere è uno dei più noti nella città di Marsala e per questo la notizia che lo riguarda ha lasciato molti attoniti. Le indagini che ormai proseguono da tempo, hanno infatti scoperto che molto spesso Bonafede non dichiarava realmente ciò che retribuiva ai dipendenti. Quest’ultimo, invece, dichiarava più di quanto in realtà pagasse loro. Oltre a ciò, le indagini hanno fatto emergere altri particolari che costituiscono i capi d’accusa nei confronti di Bonafede.
Le accuse al panettiere Giuseppe Bonafede
È diverso tempo che vanno avanti le indagini nei confronti di uno dei panettieri più famosi della città di Marsala,. Bonafede fa parte anche dell’Associazione dei panettieri, e i problemi sorti riguardano questioni legate ad una retribuzione errata.
Bonafede, infatti, è stato accusato di estorsione nei confronti dei dipendenti dal momento che spesso dichiarava in busta paga una cifra, ma in realtà retribuiva una di importo minore. È stato inoltre scoperto che molto spesso i dipendenti dovevano lavorare per più ore rispetto a quelle del loro contratto e queste ultime non venivano retribuite come avrebbero dovuto.
Secondo le testimonianze Bonafede teneva sotto scacco i suoi dipendenti minacciando il licenziamento. Per questo motivo questi ultimi, per molto tempo, sono andati avanti a coprire l’uomo. Tuttavia grazie ad alcune testimonianze e all’incrocio dei dati, si è finalmente arrivati alla verità e il PM ha chiesto per Bonafede ben 4 anni e mezzo di carcere.
Cosa emerge dalle indagini
Le indagini nei confronti dell’uomo erano iniziate nel 2016 e sono terminate poco tempo fa, anche a causa delle molteplici problematiche che sono emerse. Pare infatti che Bonafede abbia evaso per un totale di 405 mila euro; Senza però contare il personale sommerso che potrebbe ancora esserci. Si parla infatti non solo di estorsione, ma anche probabilmente di lavoro nero.
Sembra molto concreta la possibilità che Bonafede abbia più volte assunto a lavorare in nero molte persone. Persone che fino a questo momento non avevano denunciato l’accaduto per paura di perdere il lavoro. Bonafede non solo non ha retribuito in modo corretto coloro che effettivamente avevano un contratto di lavoro, ma non ha nemmeno dichiarato e assicurato gli altri lavoratori che lavoravano in nero.
È il legale Arianna Rallo a difendere Bonafede da queste accuse. Accuse che risulterebbero ancora più gravi per il fatto che egli imponeva queste scelte ai suoi dipendenti con le minacce. Non solo non c’era una retribuzione corretta o un contratto di lavoro, ma i dipendenti non potevano nemmeno in qualche modo far presente al loro titolare queste problematiche, perchè tenuti in scacco dalle frequenti minacce di licenziamento di quest’ultimo.