A pochi giorni dai nuovi conflitti tra Hamas e Israele, il 16 ottobre ricorre l’anniversario della deportazione degli ebrei romani, avvenuta nel 1943. Con l’attuale situazione, Roma non poteva non ricordare quei tragici avvenimenti. Ma come? Erano presenti anche le alte cariche dello stato? E in quale zona della città?

Il 13 ottobre 1943

Cominciò all’alba del sabato del 13 ottobre 1943 il rastrellamento degli ebrei romani da parte dei tedeschi. Le SS arrivarono alle 5,15 del mattino, nel ghetto, e gli erano già stati forniti dati sul censimento della popolazione ebraica nella capitale. Catturarono in poche ore 1259 persone, ma non mancarono opere di salvataggio da parte di altri cittadini, tra cui tanti suore e sacerdoti. Mussolini già sapeva cosa sarebbe avvenuto in quelle ore.

Prima di quella, il 26 settembre, il comandante della Gestapo, Herbert Kappler, aveva intimato agli ebrei la consegna di cinquanta chilogrammi d’oro, in alternativa all’arresto di duecento capi famiglia. Anche molti romani non ebrei aiutarono a raccoglierlo. Dopo pochi giorni, al Tempio e alla Comunità ebraica vennero sottratti libri e manoscritti di gran valore religioso, inviati in Germania. La maggior parte di essi non venne mai restituita o ritrovata.

Dei 1259 ebrei catturati, ne furono liberati 237 il giorno successivo, in quanto coniugi o figli di matrimoni misti, oltre a sette ebrei che ingannarono i nazisti spacciandosi per ariani. Nei vagoni che portarono gli altri ebrei ad Auschwitz vi furono 207 bambini. In tutto furono deportate 1204 persone, e di questi solo sedici tornarono.

L’anniversario

Per commemorare le vittime di quella giornata, alle 8,00 del mattino è partita una marcia silenziosa dal Campidoglio, fino al ghetto, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori presso la sinagoga. Il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, e il Presidente della Cei, Matteo Zuppi, Luciana Fontana, Presidente della Camera, il sindaco Roberto Gualteri e i ministri Tajani e Piantedosi erano tra i presenti.

Più di mille persone si sono presentate, portando uno striscione con su scritto “Non c’è futuro senza memoria“. Il sindaco di Roma, poi, si è espresso così: “Sono giorni drammatici dopo il terribile attacco di Hamas a Israele. Ripensando a ciò che accadde 80 anni fa a Roma quando famiglie, anziani e bambini vennero portati via dalle proprie case dai nazisti, è difficile non restare sgomenti davanti ai racconti di quanto avvenuto nei kibbutz e nei villaggi, dove i rastrellamenti sono comparsi di nuovo. I sentimenti che provano il popolo israeliano e la Comunità Ebraica di Roma sono i sentimenti di Roma, che è vicina e solidale a voi”.

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